Dall’attenzione etica alla c ompliance obbligatoria: il 2025 segna un punto di svolta nella gestione dei rischi ESG. Nel gennaio 2025, infatti, l’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha inaugurato una nuova era per il settore finanziario, ponendo al centro del dibattito la necessità di integrare con rigore i fattori ambientali, sociali e di governance, noti con l’acronimo ESG, all’interno dei processi di valutazione del rischio e nella rendicontazione delle banche. Con la pubblicazione delle Final Guidelines on the management of ESG risks il 9 gennaio, l’EBA ha offerto un quadro chiaro e vincolante per l’identificazione, la misurazione, la gestione e il monitoraggio di questi rischi, imponendo a tutti gli istituti creditizi europei di predisporre piani di resilienza strutturati sui tre orizzonti temporali, breve, medio e lungo termine, coerenti con l’obiettivo di neutralità climatica dell’Unione al 2050.
Prima di queste linee guida, la gestione dei rischi ESG era spesso relegata a un approccio qualitativo o volontario, oggi, invece, diventa parte integrante del risk management e della pianificazione strategica, in applicazione dell’articolo 87a(5) della CRD VI. Le banche sono chiamate a classificare le proprie esposizioni in funzione della vulnerabilità ai rischi fisici (quali inondazioni, ondate di calore o scarsità di risorse naturali) e ai rischi di transizione (costi legati alla decarbonizzazione o a cambiamenti normativi), e a quantificare anche gli impatti potenziali sulle perdite attese, sul capitale regolamentare e sulla liquidità disponibile. L’entrata in vigore è fissata per l’11 gennaio 2026, con una proroga fino all’11 gennaio 2027 per le banche piccole e non complesse, affinché ogni istituto possa adeguare sistemi informativi, modelli di rischio e policy interne senza compromettere la continuità operativa.
A poche settimane di distanza, il 16 gennaio 2025, l’EBA ha dato il via a un’ulteriore consultazione pubblica sulle Draft Guidelines on ESG scenario analysis, aperta fino al 16 aprile 2025. L’obiettivo è definire criteri omogenei per la costruzione di scenari climatici e sociali volti a testare la resilienza dei modelli di business in presenza di shock ESG, dalla rapida transizione a un’economia a basse emissioni a percorsi più graduali, fino a contesti di forte stress fisico. In questo modo, le banche potranno valutare in anticipo l’impatto finanziario di cambiamenti drastici nei prezzi dell’energia o di eventi avversi, rafforzando l’efficacia delle strategie di mitigazione e adeguamento.
Il carattere proattivo di questa seconda iniziativa emerge chiaramente dall’intento di far confluire nel documento contributi dagli istituti finanziari e da investitori, accademici e società civile. Queste due azioni regolatorie non rappresentano interventi formali isolati, bensì tappe di una roadmap sulla finanza sostenibile che l’EBA intreccia al più ampio pacchetto bancario europeo. In vista della revisione del Pillar 3 del CRR III, l’Autorità intende estendere e armonizzare la rendicontazione ESG nelle disclosure obbligatorie, rendendo confrontabili e comparabili le informazioni relative a esposizioni in settori ad alta intensità carbonica, alle emissioni di gas a effetto serra e alle politiche di parità di genere nelle posizioni direttive (KPMG). L’obiettivo è duplice, da un lato, garantire trasparenza e rafforzare la fiducia degli investitori; dall’altro, stimolare le banche a integrare i criteri ESG come vero driver di competitività.
A livello operativo, la sfida per gli istituti di credito consisterà nel rinnovare le infrastrutture IT, potenziando i sistemi di data collection e i tool di analytics necessari a raccogliere e trattare grandi volumi di dati ESG. Contemporaneamente, sarà fondamentale investire nella formazione del personale, affinché manager e addetti comprendano appieno la portata dei nuovi requisiti e sappiano interpretare i risultati degli stress test climatici e delle analisi di scenario. Questo duplice percorso, digitale e culturale, dovrà essere accompagnato da un ripensamento delle governance interne, con l’introduzione di comitati ESG a livello di board e meccanismi di reward legati al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità. L’impatto concreto di queste linee guida sarà poi misurabile oltre che nei report annuali o nei documenti di vigilanza, anche sui mercati del credito. Le banche più snelle nell’adeguamento potrebbero beneficiare di un miglior accesso a finanziamenti a condizioni più favorevoli, grazie alla minore esposizione a shock climatici o sociali. Allo stesso tempo, la capacità di offrire prodotti come green bond o sustainability-linked loans, in cui i tassi d’interesse sono legati al rispetto di target ESG, diventerà un elemento distintivo per attrarre clienti e investitori sensibili ai temi della responsabilità. Non va sottovalutato, infine, l’effetto indiretto sulle catene di approvvigionamento e sui modelli di business dei clienti corporate: la richiesta, da parte delle banche, di dati e garanzie ESG spingerà le imprese a migliorare le proprie performance ambientali e sociali lungo tutto il ciclo produttivo, generando un circolo virtuoso che si estende all’economia reale.
Le Guidelines on the management of ESG risks e le Draft Guidelines on ESG scenario analysis segnano un punto di non ritorno per il sistema bancario europeo. Si tratta di trasformare un obbligo normativo in un’opportunità di crescita, chi saprà integrare i principi ESG nel proprio modello operativo contribuirà in modo decisivo alla costruzione di un’economia più sostenibile e inclusiva. L’entrata in vigore dei nuovi standard tra il 2026 e il 2027 costituirà un banco di prova per misurare la capacità delle banche di coniugare stabilità finanziaria, innovazione tecnologica e impegno concreto verso il pianeta e le comunità. In questo percorso, l’EBA, invita tutti gli stakeholder a partecipare attivamente alla definizione di un futuro in cui la responsabilità ambientale e sociale sia la chiave di volta della finanza di domani.