Il bilancio di sostenibilità è un documento con cui un’organizzazione rende conto delle scelte, delle attività, dei risultati e dell’impiego di risorse economiche – sociali – ambientali in un dato periodo, in modo tale da consentire agli stakeholder di conoscere, formulare e restituire un proprio giudizio su come l’organizzazione stessa interpreta la propria missione.
Il Bilancio di sostenibilità risulta essere una grande opportunità strategica per le imprese, poiché ha come vantaggio:
Non risultano esserci delle imposizioni normative che dettano un metodo uniforme sulla realizzazione di tale bilancio, ma esistono delle linee guida alle quali ci si può riferire come ad esempio quelle definite dalla Global Reporting Iniziative (GRI), AA100 (Accountability) ed il GBS (Gruppo Bilancio Sociale)
Per realizzare il bilancio di sostenibilità nel miglior modo possibile vanno rispettati degli specifici presupposti: Il coinvolgimento degli stakeholder nella programmazione, redazione, valutazione degli esiti e nell’individuazione degli obiettivi di miglioramento; Coinvolgimento interno degli organi di governo; Chiara formulazione di valori e finalità; Continuità del sistema; Allineamento e integrazione con gli strumenti di programmazione, controllo, valutazione e rendicontazione già esistenti.
Le informazioni contenute nel bilancio si riferiscono a temi e indicatori che riflettono gli impatti economici, ambientali e sociali rilevanti che potrebbero influenzare le decisioni degli stakeholder. Va, perciò, definita una soglia, detta materialità, oltre la quale un determinato tema diventa sufficientemente importante da dover essere incluso nel bilancio
L’organizzazione individua i propri stakeholder e descrive in che modo ha risposto e soddisfatto le loro aspettative emerse dal processo di engagment.
Il bilancio illustra le performance dell’organizzazione con riferimento al tema della sostenibilità.
Il bilancio contiene le informazioni che riflettono gli impatti economici , sociali e ambivalenti rilevanti, così da permettere agli stakeholder un’analisi delle performance realizzate.
Il bilancio riflette gli aspetti positivi e negativi della performance dell’organizzazione al fine di agevolare un’interpretazione corretta.
I dati disponibili sono presentati in maniera tale da risultare comprensibili e accessibili agli stakeholder che li utilizzano.
La stesura del bilancio agevola l’interpretazione da parte dello stakeholder dei cambiamenti delle performance dell’organizzazione nel corso del tempo e permette l’analisi comparativa rispetto ad altre organizzazioni e periodi.
Le informazioni incluse nel bilancio sono sufficientemente accurate e dettagliate.
Il bilancio viene realizzato a cadenza regolare e gli stakeholder vengono informati tempestivamente al fine di prendere decisioni consapevoli.
Il D.Lgs. n.254/2016 con il recepimento della Direttiva 2014/95/UE ha reso obbligatoria la redazione e la pubblicazione. Le aziende obbligate sono: Enti di Interesse Pubblico, come banche, assicurazioni e imprese che hanno un numero di dipendenti superiore a 500 e uno dei seguenti requisiti: 20 milioni di euro come totale attivo dello stato patrimoniale; 40 milioni di euro come totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni. Società madri di gruppi di grandi dimensioni aventi la qualifica di Enti di Interesse Pubblico. Il mancato deposito di tale bilancio comporta sanzioni amministrative e pecuniarie che vanno da 20.000 euro a 100.000 euro
GLI STRUMENTI DELLA FINANZA SOSTENIBILE I principali strumenti della finanza sostenibile sono: Investimenti sostenibili e responsabili (SRI); Microcredito e microfinanza; Banche etiche e sostenibili; Crowdfunding.
Le Nazioni Unite UN, si sono impegnate a seguire volontariamente ed integrare i criteri ESG nei rispettivi processi di investimento PRI - Principles for Responsible Investment. Questi ultimi sono sei e sono elencati qui di seguito : 1. Includere i fattori ESG all’interno dell’analisi degli investimenti e processi decisionali; 2. Adempiere ai principi nel settore degli investimenti; 3. Includere i fattori ESG nelle politiche e prassi di azionariato; 4. Richiedere alle società di appropriate informative in materia ESG; 5. Un’efficacia superiore nell’implementazione dei Principi; 6. Resocontare sulle proprie attività e i progressi nell’attuazione dei Principi. A tale categoria di investimento, si collegano varie strategy che permettono agli investitori di costruire un portafoglio di prodotti finanziari sostenibili: Engagement: si presume una partecipazione attiva nei processi aziendali per guidare le società ad impegnarsi su questioni legate allo sviluppo sostenibile. Le attività di engagement si si possono verificare attraverso l’esercizio del diritto di voto, o anche conducendo, nel lungo periodo, un dialogo con i vertici delle società. Tutto questo per poter aumentare la trasparenza, la responsabilità e gli impatti positivi sull’ambiente e la società civile; Screening normativo: gli investitori selezionano le aziende che si conformano alle principali convenzioni, regolamenti internazionali riguardanti i fattori ESG; Best in class: si preferiscono le società che presentano il miglior rating ESG; Esclusioni: vengono esclusi gli investimenti nelle compagnie che operano in settori o Paesi non in linea con il rispetto dei criteri ESG, o determinati valori morali e/o etici. Solitamente, ad esempio, sono estromesse le società che sono impegnate nella produzione di armi, di tabacco, di pornografia, di quelle che operano nel settore nucleare, oppure non sono cruelty-free; Investimenti tematici: gli investitori decidono di investire in attività a favore delle questioni ambientali o sociali, come cambiamento climatico, energia pulita, salute, diritti umani. Impact investing: si selezionano gli investimenti solo in determinate compagnie per poter creare un impatto sociale e ambientale positivo, oltre che per ottenere un ritorno finanziario. Insieme ai PRI sono altresì importanti anche i PSI, Principles for Responsible Investment. quattro principi rivolti alle imprese assicuratrici che rappresentano un impegno ad allineare i modelli di business con quelli di sostenibilità che sono: 1. Collaborare insieme agli stakeholder chiave, con il fine di incentivare iniziative rivolte ai cittadini su queste tematiche; 2. Inclusione dei fattori ESG nei processi decisionali rilevanti per l’attività degli assicuratori; 3. Lavorare insieme ai clienti per poter incrementare la loro comprensione sulle tematiche ambientali, sociali e di governance; 4. Fornire prove tangibili di responsabilità e trasparenza, pubblicando con regolarità i progressi ottenuti dall’applicazione di questi principi. Ci sono, infine, anche i PBI, Principi per l’attività bancaria responsabile. Sei principi utili ad integrare le questioni socio ambientali nel settore bancario che sono: 1. Collaborare con gli stakeholder al fine di realizzare gli obiettivi della società; 2. Aumentare costantemente gli impatti positivi; 3. Adeguare le business strategy in modo da essere coerenti con il fabbisogni della società; 4. Lavorare con i clienti e i consumatori per incoraggiare le prassi sostenibili; 5. Aumentare l’impegno verso la realizzazione di questi principi; 6. Predisporre rendicontazioni e revisioni periodiche per aumentare la trasparenza e informare sugli impatti. Nel promettente comparto dell’Impact Investing, desta interesse il mercato dei social impact bond (SIB), noti anche con l’espressione Pay for Success financing, un sistema di finanziamento pensato per coinvolgere pubblico e privato in alcune iniziative di welfare. La premessa dei Sib è caratterizzata dalla necessità di affrontare un problema sociale con azioni preventive, difficili da realizzare per una pubblica amministrazione a causa della scarsità di risorse. Il modello idealtipico, riassunto in tale schema di funzionamento è: 1. Uno o più investitori provvedono a finanziare il capitale necessario per un programma di azioni; 2. Tale intervento è condotto da uno o più service provider verso una popolazione target ben definita; 3. L’impatto sociale viene misurato; 4. Si fonda su meccanismi contrattuali denominati pay for success; 5. Se tale obiettivo viene raggiunto, il committente pubblico ripaga l’investitore ; 6. Se i risultati non raggiungono le soglie minime, il committente pubblico non eroga alcuna somma agli investitori.
Un ulteriore strumento tipico della finanza sostenibile è il microcredito. In generale la microfinanza è l’insieme dei servizi che istituti finanziari specializzati forniscono, per operazioni di importo limitato, alle fasce più povere della popolazione, di norme escluse. La microfinanza nasce da un’evoluzione di lunga data. Nel 1600 la Chatolic Church fonda i negozi di pegno, nel 1700 l’Irish Loan Fund System, piccoli prestiti a poveri, nel 1800 in Germania nascono le cooperativa finanziaria e le banche popolari, nei primi anni ’70 del ‘900 nasce il microcredito. Il principale servizio di questi istituti è in genere attivo nei paesi in via di sviluppo e si caratterizza per la concessione di piccoli prestiti ai più poveri. Il microcredito può definirsi come credito di piccolo ammontare finalizzato all’avvio di un’attività imprenditoriale o per far fronte a spese d’emergenza nei confronti dei soggetti vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico, che generalmente vengono esclusi dal settore finanziario formale. Le caratteristiche essenziali riguardano: 1. La riduzione al minimo delle spese di gestione attraverso l’abolizione della burocrazia; 2. La sottoposizione ad un periodo di formazione per i potenziali clienti; 3. Il rimborso, sono rimborsati in piccolissime rate dei prestiti da versare a breve distanza l’una dall’altra; 4. Erogazione dei prestiti anche a piccoli gruppi di persone che assumono collettivamente la responsabilità del denaro. Sul lato della domanda i tipici clienti sono autoimprenditori ed imprenditori domestici. Dal lato dell’offerta, la classificazione dei soggetti che li offrono, può essere così ripartita in banche agricole; cooperative di credito e risparmio; altre banche di risparmio; banche locali. I destinatari dei servizi di microcredito hanno bisogno di un ampio spettro di servizi finanziari. Rutherford ha individuato tre categorie principali di eventi che comportano una spesa aggiuntiva: eventi legati alla vita familiare; emergenze; opportunità d’investimento. I soggetti che offrono servizi di microfinanza sono Banche agricole; cooperative di credito e risparmio; banche locali rurali a basso capitale; Micro Finance Istitutions specializzate. L’ambiente politico ed economico di un Paese, influenza il modo in cui viene vissuta la microfinanza.
Il terzo strumento della finanza sostenibile già precedentemente citato è la Banca etica e sostenibile. Con quest’ultima ci si riferisce a quell’attività bancaria gestita con un’attenzione particolare al ritorno sociale ed ambientale. Il social banking è una pratica reputata relativamente nuova nel panorama delle banche e della fnanza internazionale moderna. Le prime forme di attività bancaria sostenibile, però, sono datate al XVI secolo in Italia con il Monte di Pietà, banco fondato, con intenzioni di matrice religiosa, per finanziare le numerose attività sociali locali. Nel XIX secolo, in piena rivoluzione industriale, si generarono le prime unioni del credito e banche cooperative, indirizzate principalmente all’erogazione di servizi finanziari per la nuova classe intermedia, classe emergente che ai tempi necessitava di capitale raccolto per dare vita alle loro iniziative imprenditoriali moderne. La legge del 2017 contiene una norma che fissa i requisiti che una banca deve possedere per essere etica. Con la legge n° 232/2016 è stata introdotta la figura dell’operatore bancario di finanza sostenibile. Sono considerate banche etiche le banche che si conformano ai seguenti principi: 1. Valutano i finanziamenti erogati a persone giuridiche con particolare attenzione all’impatto sociale ambientale; 2. Danno evidenza pubblica dei finanziamenti erogati; 3. Devolvono almeno il 20% del proprio portafoglio di crediti ad organizzazioni senza scopo di lucro; 4. Non distribuiscono profitti e li reinvestono nella propria attività; 5. Adattano un sistema di governance a forte orientamento democratico e partecipativo; 6. Adottano politiche retributive tese a contenere al massimo la differenza tra la remunerazione maggiore a quella media della banca. E’ stata prevista anche un’agevolazione fiscale per questo tipo di banche, una quota pari al 75% delle somme destinate all’incremento del capitale. Il Parlamento europeo ha approvato delle misure legislative per regolamentare il sistema bancario, con l’intento di fissare una definizione di cosa si possa considerare finanza sostenibile. Le banche etiche e sostenibili finanziano progetti sociali, ambientali, la green economy, lo sport per tutti e la cultura. Bisogna adesso comprendere se queste banche sono anche solide dal punto di vista economico e finanziario e se riescono a reggere il confronto con le altre banche. Per analizzare questi interrogativi, cercando di dare delle risposte, bisogna esaminare i numeri della finanza etica europea, comparandoli con quelli del sistema bancario tradizionale.
Si riscontra come strumento, infine, il crowdfunding. Deriva dall’inglese crowd che significa folla e funding che indica finanziamento, è un processo che parte dal basso e mobilita persone e risorse. E’ un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizzano il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone ed organizzazioni. Il crowdfunding ci aiuta a identificare differenti processi e tendenze, come nuove forme di economia e social networking; la nascita di nuove comunità economiche basate sul finanziamento orizzontale; l’attivarsi di community per raggiungere un obiettivo comune; l’applicazione di strategie e software che possono permettere a un singolo o a un gruppo di cittadini di trovare i fondi per realizzare un progetto. Un progetto in crowdfunding quindi mira a coinvolgere una community di riferimento con l’obiettivo di raccogliere, attraverso donazioni e in un periodo di tempo definito, una somma di denaro dichiarata sufficiente alla realizzazione di quel progetto. Negli ultimi anni è divenuto un’indispensabile fonte alternativa di finanziamento per gli imprenditori che cercano finanziamenti esterni. Le caratteristiche principali sono i processi di critica e di minimizzazione delle istituzioni; l’aumento di soggettività degli individui; la solidarietà a distanza; il social networking come parte della propria identità. Il crowdfunding deriva dal concetto di crowdsourcing, che prevede l’utilizzo della folla per ottenere idee, feedback e soluzioni per lo sviluppo delle attività aziendali. L’utilizzo di Internet per effettuare una open call, però, può essere problematico per il crowdfunding, soprattutto se comporta l’offerta di equità alla folla. L’Italia è stata il primo paese a normare questa tipologia di Crowdfunding e nel giugno del 2013, Consob ha emanato un opportuno regolamento che acconsente di gestire piattaforme di Equity Crowdfunding previa autorizzazione del meedsimo organo di vigilanza. Con l’aggiornamento del regolamento, pubblicato da Consob nel gennaio 2018, le piattaforme autorizzate hanno la possibilità di pubblicare campagne di raccolta di capitale di tutte le società offerenti qualificate come Piccole e Medie Imprese. Vi sono diversi modelli: 1. Donation based; 2. Reward based; 3. Equity based; 4. Lending based; 5. Non intermediato. Il modello Donation based è la prima forma classica di crowdfunding concernente lo scambio immateriale, a sostegno di uno scopo benefico. Si lega di solito ad iniziative riguardanti il terzo settore. I donatori, che vengono chiamati backer, possono visualizzare le campagne di raccolta fondi all’interno di specifiche piattaforme online, fra i progetti disponibili, hanno la possibilità scegliere quali sostenere e aiutare. La rete agisce non solo come fondatore ma come foundraiser. Vi è una esplicita intenzionalità per apportare il proprio contributo, allo scopo di partecipare alla realizzazione di progetti rivolti a finalità sociali, culturali, ambientali, assistenziali e così via. Spesso, sono infatti motivazioni filantropiche a spingere i benefattori a offrire le somme necessarie al completamento delle campagne. Per quanto riguarda il donation crowdfunding il fondatore deve comunicare il valore del progetto in termini non monetari, ma di impatto. A questo punto, essendo in pre-startup, sono pochi i segnali che si possono valutare. L’utilizzo del modello “all or nothing” segnala alla folla che la start up è impegnata nel progetto e che procederà solo se l’obiettivo sarà raggiunto. Le campagne che utilizzano questo modello hanno una maggiore possibilità di successo. Nel caso in cui la donazione sia rivolta verso una Onlus è possibile per il donatore godere di alcune agevolazioni per dedurre le somme versate all'ente, proprio in virtù delle caratteristiche dell'istituto dell'Onlus. Il secondo modello è il Reward - based crowdfunding. I sostenitori ricevono ricompense per il sostegno apportato alla campagna, tali riconoscimenti hanno solitamente un valore simbolico, inferiore alla donazione. Il valore delle ricompense può essere graduato in relazione all’importo donato. Tale modello può, dunque, concordare di avviare la produzione di un determinato prodotto o servizio che, in caso contrario, non avrebbe fondi necessari per la sua realizzazione. In sostanza quando parliamo di reward e non di donazione pura di tipo solidaristico, sono presenti tre categorie giuridiche che possiamo utilizzare per definire e disciplinare il crowdfunding. La prima è il pre-ordine o pre-selling, ossia quell’operazione che il Codice Civile definisce di e-commerce, riguardante una compravendita futura che si perfeziona con la realizzazione del bene, alla quale si applica l'IVA e si emette fattura. La seconda, sempre sulla base del Codice Civile, riguarda una donazione modale in cui viene data una ricompensa, il reward, non di valore monetario e di importo inferiore alla somma donata che, quando riguarda valori ingenti, richiederebbe l'intervento di un atto notarile. La terza tipologia è identificabile con il royalty crowdfunding, ovvero viene offerta una ricompensa di natura monetaria che consiste in una condivisione dei profitti o dei ricavi associati all'investimento, ma senza alcun titolo di proprietà sul progetto né di rimborso del capitale. Il terzo modello riguarda l’equity based crowdfunding. Rappresenta la più recente evoluzione dei modelli di crowdfunding. Si sostanzia nella partecipazione azionaria a fronte del denaro investito nel progetto. E’ rivolto solitamente alle startup innovative. Si caratterizza per essere un investimento ad alto rischio. Il quarto modello è il landing based crowdfunding. Riguarda un microprestito da privati a privati con quote di interesse vantaggiose per prestatore e ricevente. Vi sono due varianti: Social lending; Peer – to – peer La prima si riferisce a progetti imprenditoriali ad impatto locale. La seconda riguarda l’incontro senza intermediari. Nel social lending ad ogni soggetto che richiede un prestito viene assegnato un rating, basato sui dati presenti nelle centrali rischi, come avviene nel mercato creditizio normale. Più il rating sarà basso, maggiore sarà il tasso di interesse richiesto in base al rapporto rischio-rendimento. Alcuni portali hanno creato fondi di protezione in caso di inadempienza, questo da un lato comporta l’aumento della tutela degli investitori, mentre dall'altro accresce i costi per i soggetti finanziati. Il quarto modello è il non intermediato, il proponente gestisce direttamente rapporti con la rete dei donatori. Tale modello presuppone un controllo diretto di una rete relazionale forte; capacità informatiche e gestionali; obiettivo economico elevato.